EIDE VS. SCSI
Per aggiungere o sostituire un disco fisso è
necessario collegare alcuni cavi al dispositivo e fissarlo all’interno
del cabinet con almeno 4 viti. Aprendo un cabinet si nota che sono a
disposizione due zone dove poter inserire e fissare due hard disk (in
quelli meno costosi c’è un solo spazio). Non si devono usare
dischi non fissati (per i problemi visti nei capitoli precedenti) e
non si deve appoggiare un disco sopra un altro, per evitare il surriscaldamento.
Ci sono due cavi da attaccare al disco rigido: uno serve per l’alimentazione
(per la corrente), l’altro per mettere in comunicazione l’hard disk
con la scheda madre (e quindi con la CPU). Il primo è standard,
uguale per tutti, mentre per il secondo tipo di cavo si devono considerare
due tecnologie: EIDE e SCSI.
I componenti che controllano e fanno funzionare
i dischi, seguendo i comandi della CPU, si chiamano controller e possono
essere di diversi tipi.
Per anni il controller più diffuso è stato quello del
tipo AT-BUS o più propriamente IDE. L’EIDE è una variante
di questo e gestisce dischi di maggiore capacità, rappresenta
la categoria di gran lunga più diffusa. Usa un solo bus di 40
bit, in questo bus vengono trasmessi sia i dati da memorizzare sia i
comandi per il posizionamento delle testine di lettura e scrittura.
Il controller EIDE funge soltanto da componente di collegamento tra
CPU e il disco fisso.
Il controller SCSI (Small Computer System Interface) offre un’architettura
molto aperta e utilizzabile per il controllo di vari apparecchi, non
solo dischi fissi. L’unico compito svolto è trasformare i comandi
provenienti dalla CPU in comandi propri del controller stesso, questi
comandi vengono poi trasmessi agli apparecchi. Il trasferimento dei
dati e dei comandi tra controller SCSI e disco fisso avviene su un unico
bus a 25 bit. Può gestire fino a 7 componenti diverse.
Una grossa differenza tra EIDE e SCSI è
data dal modo in cui i dispositivi comunicano con la CPU. I programmi
inviano i comandi ai controller (tramite il microprocessore) e il controller
li invia alle periferiche, quindi, il dispositivo che riceve il comando,
inizia il suo lavoro. Nel caso di dispositivi EIDE, il controller rimane
in attesa senza poter effettuare altre richieste. Per esempio arriva
al controller una richiesta di leggere il settore 13 nel disco fisso;
il comando viene segnalato all’hard disk, il quale inizia a lavorare.
Nel frattempo (mentre le testine leggono il settore 13), arriva al controller
un’altra richiesta, per leggere un file nel CD ROM. Questa seconda richiesta
non può essere inoltrata: il controller deve attendere che sia
finita la prima operazione. Si dice che il BUS EIDE è interamente
dedicato alla periferica che ha ricevuto la prima richiesta. Solo quando
il dispositivo termina il suo compito e avverte il controller, il bus
viene liberato e possono essere impartiti altri comandi.
Il BUS SCSI, invece, prevede la possibilità di mandare le richieste
in modo asincrono. Asincrono significa che il controller non deve attendere
che un dispositivo completi il lavoro per inviare una nuova richiesta.
Questa modalità di funzionamento prende il nome di Disconnect/Reconnect
ed è molto utile in presenza di periferiche molto lente (per
esempio masterizzatori o unità tipo zip, dischi magneto ottici
e simili). Per esempio è possibile, mentre si masterizza un CD,
leggere i dati sull’hard disk. Questa caratteristica è quella
che rende preferibili i dispositivi SCSI rispetto agli EIDE, per chi
intende masterizzare. Mentre con i dispositivi EIDE quando si lancia
la masterizzazione, in generale, non si può compiere alcuna operazione,
finché il lavoro non è terminato, con gli SCSI è
possibile continuare a lavorare.
Un’altra grande differenza tra EIDE e SCSI è
come vengono riconosciute le periferiche. In generale sulle schede madri
sono a disposizione due controller di tipo EIDE: controller 1 e controller
2. Ad ognuno di questi possono essere collegate al massimo due periferiche.
I dispositivi EIDE devono essere settati secondo uno schema, che adesso
vedremo in dettaglio. Se al controller è collegata una sola periferica,
in genere non serve fare niente (AUTOMATIC). Nel caso si vogliano collegare
più periferiche, si devono settare una come MASTER (“padrone”)
e l’altra come SLAVE (“schiavo”). Se non si effettua questa operazione,
i dispositivi non sono riconosciuti. Per configurare una periferica
come master o slave si devono utilizzare gli appositi jumper posti sul
dispositivo. I jumper sono “piedini” metallici, piccole punte; purtroppo
non esiste un posto standard dove trovarli, ma spesso nei dischi si
trovano nel retro, vicino ai cavi. Sempre nei dischi si trovano le informazioni
per definire un dispositivo come master, slave o automatic, anche in
questo caso non esiste uno standard. Si utilizzano dei piccoli pezzetti
di plastica, chiamati ponti, per settare i jumper. I ponti fanno in
modo di collegare due jumper (per fare passare la corrente); sono molto
simili a quelli che si utilizzano per impostare le schede madri. In
genere si mette il dispositivo più veloce come master e quello
più lento come slave.
Se acquistate un computer, con un hard disk e un lettore CD, la situazione
migliore è la seguente: l’hard disk collegato al controller 1
e il lettore CD collegato al controller 2, entrambi settati come automatic.
Se non è così, il rivenditore ha “risparmiato” un cavo
e voi perdete un po’ di velocità. Quando si intende aggiungere
un altro dispositivo, si deve decidere a quale controller collegarlo.
Se si tratta di un altro disco fisso conviene collegarlo al controller
1 e settare i due dispositivi come master e slave. Se invece si tratta
di un masterizzatore, o un lettore DVD, conviene collegarlo al controller
2 e settare i due lettori come master e slave. Per gli hard disk non
è finito il lavoro, infatti tutti i dispositivi sono rilevati
all’avvio, ma il nuovo hard disk non è ancora utilizzabile. Se
osservate, nelle schermate iniziali, all’accensione del computer, il
BIOS verifica cosa è collegato ai due controller: quattro voci,
cioè controller 1 master e slave e controller 2 master e slave.
Il nuovo disco sarà notato dal BIOS, ma per poterlo utilizzare
il BIOS ha bisogno di sapere quanti cilindri, testine, tracce e settori
ci sono. Si deve quindi entrare nel programma del BIOS e utilizzare
il comando HDD AUTO DETECTION, questo esamina tutti i dispositivi attaccati
ai due controller e trova tutte le caratteristiche necessarie. Funziona
tutto in automatico, si deve solamente eseguire questo comando e salvare
le modifiche al BIOS. Ora è possibile utilizzare il nuovo disco,
dopo la formattazione. HDD AUTO DETECTION è necessario anche
nel caso si sostituisca un hard disk con un altro.
Per avere un controller SCSI si deve acquistare una scheda madre che
disponga di un controller ulteriore SCSI (oltre ai due EIDE), oppure
acquistare una scheda di espansione PCI. Ad un controller SCSI possono
essere collegate 7 periferiche, alle quali deve essere assegnato un
numero ID, diverso per ogni una. In ogni dispositivo si trovano i jumper
con le istruzioni per definire il numero, se due dispositivi hanno lo
stesso numero, solo il primo viene considerato. Inoltre, l’ultimo collegato
sul cavo SCSI deve essere settato come terminatore, altrimenti non funzionano
neanche gli altri. Di seguito si trovano alcune immagini, con le descrizioni
in corsivo, tratte da un manuale TRAXDATA, nel quale sono presenti le
istruzioni per settare un dispositivo SCSI.
FIG. 01
Il numero SCSI ID viene usato in modo che il computer
possa riconoscere un dispositivo SCSI collegato. Potete usare da 0 a
7 come numero SCSI ID. In genere il 7 è usato per il numero scheda
SCSI ID e 0 per il primo dispositivo SCSI della catena.
Importante: se usate altri dispositivi SCSI, assicuratevi di
usare un numero ID diverso per ciascun dispositivo.
FIG. 02
Usare i collegamenti ponte per cortocircuitare
le posizioni mostrate in nero.
FIG. 03
La configurazione del terminatore indica se questo
dispositivo SCSI è l’ultimo oppure no.
Terminatore acceso (con un ponte).
Usare questo settaggio se il dispositivo è l’ultimo dispositivo
nella daisy chain interna SCSI.
Terminatore spento (senza un ponte).
Usare questo settaggio se altri dispositivi, a parte questo, si trovano
nel collegamento a margherite interno e questo dispositivo non è
l’ultimo.
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